Molti conoscono l’iconografia delle tre scimmie sagge che si chiudono rispettivamente gli occhi, le orecchie e la bocca, ma non tutti sono al corrente del suo vero significato.
Oggi è spesso considerata una metafora dell’ipocrisia umana, ma in realtà si tratta di un invito a non concentrarci su ciò che è negativo ed iniziare a vedere, sentire e dire ciò che di bello illumina la vita.
Le Tre Scimmiette sagge sono le guardiane del santuario di Toshogu a Nikko, costruito nel 1617, uno dei più importanti del Giappone. La statua, che campeggia all’entrata del tempio shintoista, rappresenta una saggezza antica, che risale fino a 2500 anni fa: un saggio codice di condotta seguito dalle più alte civiltà in Cina, India e Giappone. Il cuore di questa saggezza, rappresentato appunto dalle tre scimmiette sagge, può essere riassunto in tre fasi: non parlare del male (Iwazaru), non vedere il male (Mizaru), non sentire il male (Kikazaru). A volte è rappresentata una quarta scimmia insieme alle altre, questa, “Shizaru” simboleggia il principio del “non compiere il male” e può essere raffigurata con le mani incrociate.
Anche se questo insegnamento inizialmente non aveva nulla a che fare con le scimmie, il concetto delle tre scimmie sagge è nato da un semplice gioco di parole. Il detto in giapponese è Mizaru, Kikazaru, Iwazaru (見ざる, 聞かざる, 言わざる) “non vedere, non sentire, non parlare”, dove la -zaru è una coniugazione negativa sui tre verbi, corrispondente a zaru, la forma modificata di saru (猿) “scimmia” usata nei composti. Così il detto (che non include alcun riferimento specifico al “male”) può anche essere interpretato come riferito a tre scimmie. Queste immagini hanno superato il tempo e i confini per arrivare ai giorni nostri perfino come emoji nei nostri cellulari: ???.
Ma come spesso accade con le icone, vuoi per disinformazione, vuoi per ignoranza, succede che il significato originario viene distorto, alterato, modificato, per mescolarlo ad altri concetti o interpretazioni che si allontanano dalla radice originale.
Infatti, il senso comunemente attribuito alle tre scimmiette è diverso da quello originale. Viene inteso come un’esortazione a non impicciarsi negli affari altrui, diventa una regola da adottare: non sento, non parlo, non vedo. Una regola che affonda le sue radici in molte culture popolari e la troviamo espressa anche in proverbi come “chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni”. Viene così occultato quel messaggio nobile e autentico che consiste nel non parlare del male, non vedere il male e non sentire il male.
Le tre scimmiette nel non parlare del male, nel non vedere il male e nel non sentire il male non ci invitano certo all’omertà, o a ignorare le malefatte presenti nel mondo, ma ci spingono a un retto comportamento. Il concetto suggerito è molto semplice: l’uomo ha il potere di aprire o chiudere a proprio piacimento tanto le porte della percezione quanto quelle dell’espressione. Per mezzo dell’autocontrollo e della disciplina derivanti dalle scelte fatte, l’uomo può regolare la qualità e l’intensità dei flussi sensoriali. Di ciò che percepiamo, che entra nel nostro corpo e di ciò che manifestiamo, che proiettiamo all’esterno.
È un invito alla prudenza quelle delle tre scimmiette sagge. Ti dicono: fai attenzione alle tue parole, tappati le orecchie di fronte a ciò che non serve o non aiuta, copriti gli occhi dinanzi a ciò che ti danneggia.
In altre parole è anche un invito a cercare ciò ti fa stare bene e ti rende felice, ossia la capacità di cercare e vedere il bello della vita.
SCHEMPANZÈ
Come per il messaggio ormai alterato delle 3 scimmie sagge, Schempanzè è nato dal desiderio di riportare la Cannabis e in particolare la Canapa, al proprio significato originario: una pianta dalle mille proprietà, che ti fa stare bene e ti rende felice.
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Infine, la nostra ricerca per il bello non si vuole fermare alla sola Cannabis e i sui derivati, ma vuole estendersi a tutto il mondo espressivo ed artistico che circonda questa pianta.
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